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Riflessioni

Università e carcere. Un percorso aperto

Da alcuni anni, il nostro gruppo, all’interno del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, ha intrapreso un percorso di ricerca che indaga il tema dello ‘spazio del carcere’. Ancora oggi si tratta di un’emergenza civile in Italia, testimoniata sia dalla sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che nel 2013 ha condannato l’Italia per il malfunzionamento del suo sistema penitenziario, sia dai recenti drammatici episodi legati alla pandemia. Criticità cardine, il sovraffollamento; cui conseguono i problemi cronici di inadeguatezza di spazi individuali, comuni e trattamentali.

Si tratta di un’indagine sulle condizioni di abitabilità degli istituti di pena condotta attraverso gli strumenti del progetto partecipato di architettura, tessuta attraverso una rete di relazioni con chi abita e pratica il carcere. Il progetto è inteso come un momento di conoscenza e un processo di adattamento alle condizioni, e dunque praticato come paziente strumento di composizione, sullo stesso piano, di opportunità e possibilità. 

La ricerca, che integra l’apporto di differenti discipline e l’esperienza didattica dei laboratori, si struttura come percorso aperto. Suo carattere determinante è la processualità del percorso, che permette alla ricerca di adattare le risposte del progetto alla mutevole complessità del reale.

L’indagine è resa possibile, nel tempo, grazie al finanziamento di alcune ricerche e all’attivazione di una serie di collaborazioni (formali ed informali) con il mondo esterno all’università – le istituzioni della Giustizia Penitenziaria, le fondazioni, le realtà del terzo settore e imprenditoriali. I differenti capitoli del percorso di ricerca si legano a definire un processo articolato ma unitario:

L’architettura del carcere. Da spazio di detenzione a luogo di relazione: ricerca finanziata dal Fondo di Ateneo per la Ricerca di Base (FARB2016);

ACTS – A Chance Through Sport. Sport ed educazione motoria negli istituti di reclusione: un progetto di spazi e di reinserimento sociale ricerca finanziata da Polisocial Award 2019;

Raccontare l’abitare in carcere, collaborazione con Ri-scatti Onlus e PAC Milano per l’attivazione di un corso di fotografia rivolto a detenuti e personale delle carceri milanesi; 

Accoglienza Educante: collaborazione con la Fondazione Francesca Rava N.P.H. Italia Onlus per la co-progettazione degli spazi accoglienza dell’Ufficio Servizio Sociale Minorenni (USSM) e dell’IPM Beccaria di Milano;

Rog – Restorative open-air Gym: collaborazione alla prima masterclass dell’advance school of architecture del Politecnico di Milano.

La ricerca assume gli istituti di pena milanesi come casi studio rappresentativi del sistema italiano. Il metodo di ricerca adottato si caratterizza principalmente per due aspetti, tra loro fortemente correlati. Il primo è la costruzione di un processo partecipato di interlocuzione e interazione con la pluralità di attori che, a vario titolo attivi, hanno a che fare con il sistema penitenziario italiano e locale (detenuti, personale, amministrazioni e volontari), coinvolgendo nel dialogo anche studenti, dottorandi e giovani ricercatori del Politecnico di Milano. Il secondo vede la realizzazione di alcuni interventi puntuali come strumenti per indagare e mostrare la capacità del progetto di essere un dispositivo di rilevazione del piano delle opportunità e delle possibilità presenti nelle singole strutture. Tra il 2017 e il 2018, ad esempio, nella Seconda Casa di Reclusione di Milano Bollate sono state realizzate la “Traccia di Libertà” e la “Pergola”.

Il ruolo dell’università, oltre che di attore progettuale di sistemi complessi, anche di mediatore tra i vari interlocutori del sistema, appare centrale nello sviluppo di questo tipo di studio, ponendo in sinergia soggetti, spazi, pratiche e risorse. 

Di seguito il report con le immagini che raccontano brevemente l’attività di questi anni.